Introduzione
L’artrosi è un processo degenerativo articolare correlabile generalmente all’invecchiamento. Si tratta di una patologia reumatica cronica che determina la progressiva, più o meno marcata, distruzione della cartilagine articolare, compromissione e sclerosi di tendini, legamenti, capsule, osso, terminazioni nervose, e morte delle cellule che compongono il tessuto cartilagineo. Dopo i 55 anni di età, assume caratteri esponenziali in termini di diffusione tra la popolazione.
La cartilagine è un tessuto ricco d’acqua che si interpone tra le ossa: fungendo da “shock-absorber” evita che i capi ossei si tocchino danneggiandosi. Quando la cartilagine si consuma irreparabilmente, i capi ossei muovendosi entrano in contatto tra loro: la frizione che viene esercitata nella quotidianità, comporta un rimodellamento osseo e la formazione dei cosiddetti osteofiti, speroni ossei la cui funzione è ampliare la superficie articolare per migliorare la distribuzione del carico sull’articolazione.
Segni e sintomi
L’artrosi può essere sintomatica o asintomatica.
La forma sintomatica prevede dolori articolari, limitatezza nei movimenti, rumori articolari, gonfiore articolare, rossore articolare, calore zonale. Il sintomo più precoce è il dolore che peggiora con l’uso dell’articolazione, ma migliora col riposo. La rigidità mattutina è legata all’immobilità e tende a scemare in 15-30 minuti. Col progredire della malattia il dolore si fa più intenso e invalidante, la mobilità si riduce, possono svilupparsi contratture e insorgere rumori articolari.
Le manifestazioni che si palesano ad occhio nudo possono essere turgore, rossore articolare, ingrandimento dei capi ossei (gli apici delle ossa), piccole cisti molli sul dorso della mano.
Classificazione della patologia e localizzazione della lesione
L’artrosi si divide in due forme: idiopatica o secondaria.
La forma secondaria è legata a traumi intensi e repentini o modesti ma ripetuti, instabilità articolare e lassità legamentosa, a displasie congenite o artrosi familiare, a patologie, quali artriti croniche, morbo di Paget, acromegalia, artrite settica, artropatia gottosa, osteonecrosi, condrocalcinosi.
La forma idiopatica, determinata dal naturale processo di invecchiamento, a sua volta può essere generalizzata o localizzata. Quella localizzata coinvolge singolarmente bacino, spalle, articolazione temporo- mandibolare, piedi (> alluce rigido/alluce valgo), mani (11%), anche (25%), ginocchia (27%), vertebre cervicali (30%), vertebre lombari (33%); la forma generalizzata invece interessa fin dal principio tre o più articolazioni/distretti articolari.
Fattori di rischio
La somma dei fattori di rischio presuppone una maggior probabilità di soffrire della problematica. Sesso femminile, obesità, cattiva alimentazione, sedentarietà, tipo di sport (es. sollevamento pesi, salto), microtraumi ripetuti (es. martello pneumatico, motosega, sollevamento ripetuto di carichi, ecc..).
Le donne dopo la menopausa sono soggette ad artrosi a ginocchia, mani e anca; ciò maggiormente rispetto agli uomini. Si ritiene che questo si legato a fattori ormonali e genetici. L’obesità invece a causa del peso eccessivo sulle articolazioni ne compromette lo stato.
Trattamento convenzionale
Non esiste un trattamento rivolto all’eziologia dell’artrosi, tuttavia ciò che è possibile attuare consiste nel diminuire il carico sulle articolazioni (perdita di peso se necessaria), ghiaccio e riposo nel caso di attacchi di dolore acuto specialmente se abbinati a segni di infiammazione (rossore, calore, turgore). La terapia farmacologica impegna paracetamolo, FANS o COXIB, cortisonici o iniezioni di acido ialuronico. La chirurgia è riservata ai pazienti che non rispondono più alla terapia farmacologica.
Cosa evitare e cosa fare
Immobilizzazione dell’arto o del distretto corporeo e sedentarietà, in quanto si va incontro a atrofia muscolare (minor supporto corporeo e debolezza), riduzione del circolo sanguigno a livello tissutale (gambe gonfie, ridotta rimozione di elementi infilammatori dalla zona compromessa). È pertanto consigliabile, dopo un breve periodo di riposo, intraprendere attiìvità fisica assistita e mobilizzazione articolare attiva e passiva. Ginnastica posturale, esercizi aerobici, di stretching e di rinforzo specifici seguiti da un esperto del movimento (figura del chinesiologo), mobilizzazioni mio-fasciali ed articolari, tecniche di pompaggio articolare ed eliminazione di contratture (osteopata, fisioterapista), sono fattori necessari al mantenimento della qualità di vita, al recupero della mobilità, allo scarico articolare e alla riduzione del dolore.