Coxoartrosi

Giu 1, 2020 | Chinesiologia, Osteopatia

Introduzione

Altrimenti definita artrosi dell’ancaè una condizione cronica e ingravescenteche inizia a instaurarsi generalmente verso i 35 anni di età, sempre tenendo conto dello stile di vita specifico del soggetto (dismetabolismi, sovrappeso, tipo di sport e attività lavorativa, livello di sedentarietà, assunzione di sostanze tossiche o farmaci, traumi specie se ripetuti).

La condizione rimane silente per anni se non per decenni, e la sintomatologia emerge perciò progressivamente e tardivamente.

È una tra le piu comuni affezioni dell’anca negli adulti e comporta un lento e graduale consumo della cartilagine dell’articolazione dell’anca, con combinato irrigidimento dei tessuti molli (>> legamenti, capsule e fasce), atrofia muscolare e riduzione della vascolarizzazione locale.

Negli anni la coxoartrosi può diventare di tale gravità da dover costringere a operazione chirurgica.

La condizione emerge come un disordine tra resistenza della cartilagine interposta tra i capi ossei e le continue sollecitazioni meccaniche e pressorie che si sviluppano all’interno della camera articolare.

Cause e fattori di rischio

ETA’ E SESSO FEMMINILE

PATOLOGIE – CONDIZIONI PREGRESSE 

  • Necrosi atraumatica/asettica della testa del femore
  • Impingement dell’anca
  • Displasia
  • Dismetria tra arti inferiori
  • Patologie reumatiche (es. artrite reumatoide e gotta)
  • Patologie ematologiche (es. emofilia)
  • Traumi-fratture alla pelvi, femore, acetabolo
  • Dislocazioni
  • Patologie infiammatorie (es.osteoartrite dell’infante)
  • Infezioni articolari
  • Obesità – sovrappeso
  • Iperlassità articolare e forte ipotonia muscolare
  • Dismetabolismi (diabete, iperuricemia, dislipidemia)

FARMACI

  • Steroidi

SOSTANZE

  • Alcool 
  • Stupefacenti 

Diagnosi

RX e RMN danno segni inconfondibili

Sintomi

Dolore all’anca articolare >> al mattino che perdura per circa 20 minuti, il tempo per riprendere la mobilizzazione dell’arto in quanto la rigidità mattutina è legata all’immobilità, limitazione funzionale, talvolta calore se si è in fase acuta, crepitii articolari. Migliora col riposo ma peggiora con la sedentarietà protratta e il carico.

Il ruolo della chinesiterapia

Sia per coxoartrosi che non necessitano di intervento chirurgico, che per coxoartrosi che invece lo richiedono, la chinesiterapia è indispensabile per affrontare la situazione; nel secondo caso nel pre intervento e nel post intervento. 

Le coxoartrosi che non necessitano di chirurgia devono essere considerate sotto tre profili fondamentali:

  • La mobilità che deve essere assolutamente assicurata nel tempo
  • La forza muscolare per il supporto e sostegno dell’articolazione
  • La morbidezza del tessuto connettivo, ovvero fasce, legamenti, capsule, tendini, affinché non si verifichi la perdita di acquosità e vascolarizzazione (=nutrimento) del tessuto

Le coxoartrosi che necessitano di intervento chirurgico vanno trattate già a partire dal periodo pre-intervento, in quanto deve essere garantita la massima assenza di restrizioni articolari e tissutali in altri distretti corporei e sostegno muscolare (in quanto a seguito dell’operazione si va incontro a un fisiologico calo di massa muscolare).

Nel post intervento invece si pianifica una rieducazione del passo e dei movimenti fini (soprattutto rotatori) dell’ancail recupero di forza e di mobilitàRieducazione motoria e riabilitazione fisioterapica si inseriscono in questo quadro.

L’obbiettivo si concretizza nel recupero delle attività quotidiane in assenza di dolore, per ambe le situazioni.

La chinesiterapia è la terapia fisica che non può essere in alcun caso rimpiazzata da altri tipi di terapia. Agisce infatti nel globale: ampiezza e qualità di movimento, forza, scioltezza tissutale, che culminano nel ripristino della fisiologia articolare. Essendo un approccio che per natura non focalizza su un unico distretto è quello che nella stragrande maggioranza dei casi deve essere applicato per un disordine o patologia del sistema muscolo-scheletrico.

Tuttavia può (o deve) essere affiancata da altri approcci quali fisioterapia soprattutto nel post intervento, e osteopatia. È infatti possibile che contratture e sbilanciamenti tensivi muscolari decentrino la testa del femore o la coattino all’interno della sua camera: per cui liberare tramite il massaggio dalle contratture e tensioni è un valido coadiuvante. Bilanciando la forza muscolare tra flessori, estensoriadduttori, abduttori e rotatori interni e esterni si ottiene stabilità abbinata a minor compressione della testa del femore nell’acetabolo per acquisita centratura della testa del femore in acetabolo, affinchè gli attriti siano ridotti sensibilmente. Congiuntamente si deve anche prestare attenzione a gruppi muscolari distanti, quali ad esempio psoas e il diaframma, importantissimo coordinatore della fisiologia rachidea e della pelvi, su cui infatti prende “inserimento” il femore. Prima che un arto si muova, il diaframma toracico si contrae, ed è per questo che è considerabile come muscolo posturale, i cui effetti si dipartono in sedi lontane.

Non meno importante del discorso posturale e di bilanciamento articolare è la perdita di peso, se necessaria, attraverso l’esercizio attivo proposto dalla terapia chinesiologica.

Il trattamento conservativo ha quindi lo scopo di ritardare e rallentare il processo artrosico, abbassando o eliminando il dolore, riducendo la necessità di assunzione di farmaci (>cortisonici e FANS O COXIB) posticipando il più possibile la necessità di intervento chirurgico (trapianti di cartilagine o osso, artroplastica ovvero protesi d’anca).

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